Arcore

"C'è chi sogna di fare il calciatore o l'influencer, io ho sempre voluto fare il pastore"

Il racconto del 36enne pastore Andrea Galbusera. Con il suo gregge staziona da giorni nei terreni tra La Cà e La Cà Bianca

"C'è chi sogna di fare il calciatore o l'influencer, io ho sempre voluto fare il pastore"
Pubblicato:

Non ci sono sabati, domeniche, feste comandate come Natale, Capodanno o Pasqua. L’orologio e l’orario di lavoro non esistono e spesso e volentieri, alla sera, verso le 20, va a letto dopo una giornata stancante trascorse con le sue pecore. Andrea Galbusera ha 36 anni e abita a Sirtori.

In realtà nel paesino del Lecchese ha solo la residenza (lì vivono i suoi famigliari). Già, perché la sua dimora fissa è una roulotte bianca circondata dalle sue mille pecore. Si, avete capito bene. Stiamo parlando dell’ultimo discendente di una famiglia di pastori. Una passione ereditata dal papà Franco, dallo zio Federico (fratello della nonna) e prima ancora dal bisnonno Giuseppe. La scorsa settimana Galbusera, insieme al suo immenso gregge, ha invaso i terreni che si trovano tra le frazioni La Cà e Cà Bianca, ad Arcore, provocando un grande interesse in molti passanti, soprattutto bambini che si fermavano per ammirare le sue pecore di qualità bergamasca.

Pastori da quattro generazioni

"Siamo pastori da quattro generazioni - ha sottolineato Galbusera che proprio domenica scorsa si è spostato nella vicina Biassono, vicino al Parco - Io fin da piccolo volevo fare questo lavoro. Mia mamma non era molto d’accordo. Però mi aveva chiesto almeno di finire le scuole superiori, per questo mi sono diplomato alle serali. La mattina curavo le pecore e la sera frequentavo la scuola, è stata dura, ma sono riuscito a realizzare il mio sogno. La passione per questo lavoro è stata il vero motore di tutto. Sono diventato geometra. Così almeno posso dire di fare recinti diritti (ride, ndr)".

Una storia d'altri tempi

Una storia d’altri tempi quella che ci ha raccontato il 36enne.

"Oramai le mie pecore mi conoscono e io conosco loro - ha continuato il pastore - Appena mi vedono arrivare con la macchina capiscono subito che sono io e si avvicinano senza paura. Qualcuno pensa che sono animali stupidi, invece sono molto intelligenti». In un mondo sempre più dominato da social, influencer e intelligenza artificiale la scelta di Galbusera è davvero controcorrente. «A chi me lo chiede dico sempre che c’è chi sogna di fare il calciatore, chi l’influencer mentre io volevo fare il pastore e ce l’ho fatta, nonostante stiamo parlando di un lavoro che mi impegna tutti i giorni dell’anno. Si tratta di un impegno duro ma ricco di soddisfazioni. Durante le nottate mi sveglio ogni tre ore per fare il giro tra le pecore. C’è sempre qualcuna di loro che non sta bene o che magari sta per partorire. Devo accudirle. Posso dire di essere sempre a contatto con la natura e con le mie pecore oramai ho instaurato un rapporto di rispetto reciproco".

In estate in montagna, in inverno in Brianza

Durante i mesi estivi Galbusera sale verso gli alpeggi della Valsassina e vi rimane fino a novembre per poi scendere in Brianza e girovagare tra i terreni del lecchese e della Brianza, Arcore e Biassono compresi.

"Sono contento perchè tante persone si fermano ad ammirare il gregge, soprattutto i bambini piccoli che magari entrano in contatto con questi animali per la prima volta - ha continuato il pastore - Prima c’era molta diffidenza verso di noi, molti pensavano, per esempio, che le pecore erano portatrici delle zecche. Tutte falsità. Noi ogni anno sottoponiamo il gregge a regolari vaccinazioni. Io mi sento un custode del creato e del territorio. La pastorizia tiene pulito il territorio, soprattutto i terreni incolti. Non vi dico quanti sacchetti di immondizia abbiamo raccolto nei campi tra La Cà e La Cà Bianca prima di metterli a disposizione del gregge".

"Le mie pecore le coccolo"

Con la sua professione «non si diventa certo ricchi, ma si arriva a fine mese e tanto mi basta. Mantengo la mia famiglia senza far mancare loro niente. Purtroppo spesso sono assente da casa, anzi a dire il vero quando mi vedono arrivare a casa si preoccupano».

Galbusera ha anche voluto rispondere a chi lo accusa di non avere a cuore i suoi animali.

"Ci tengo a rimarcare che non macello agnellini, non ne avrei il coraggio e sarebbe oltretutto controproducente - ha continuato Galbusera - Macelliamo solo capi adulti, che hanno più carne. Mediamente sto parlando di capi che arrivano a 6/7 anni di vita. D’altronde è l’unica mia entrata a livello reddituale perchè anche vendere la lana è diventato solamente un costo. La lana è considerata un rifiuto speciale e devo pagare non solo per tosare le pecore ma anche per smaltire la lana. Ogni pecora all’anno ne produce circa un chilo. Non sappiamo che farcene, ma tosiamo lo stesso i nostri animali per alleggerirne il vello e farli stare meglio. Vorremmo coprire almeno il prezzo della tosatura, anche senza guadagnarci. Un tempo la lana serviva per imbottire i materassi, oppure confezionare le calze invernali e altri vestiti pesanti. Ora non c’è nessuno che la ritira e per noi è diventato un costo. È un peccato, potrebbe magari diventare un isolante ecologico".

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali
Necrologie