Arcore in festa per il nuovo parroco don Virginio Vergani
Sabato sera il 59enne sacerdote don Virginio Vergani ha fatto il suo ingresso ufficiale nella comunità pastorale Sant'Apollinare
Una chiesa, quella di Sant’Eustorgio di Arcore, così piena, curiosa e al tempo stesso festosa non la si vedeva da molto tempo.
Sabato sera don Virginio Vergani, il 59enne sacerdote che ha sostituito don Giandomenico Colombo (trasferitosi nella comunità pastorale di Molteno), ha fatto il suo ingresso ufficiale alla guida della comunità pastorale Sant’Apollinare.
Accanto a lui c’era il vicario Episcopale monsignor Michele Elli e la diaconia arcorese formata da don Renato Vertemara, don Paolo Ratti e don Gabriele Villa.
Una cerimonia semplice ma toccante
Una cerimonia semplice ma toccante, senza troppi fronzoli ma essenziale. Iniziata con i riti di insediamento del sacerdote a capo della comunità arcorse. Dopo la lettura del decreto arcivescovile firmato monsignor Mario Delpini da parte di don Renato, don Virginio ha rinnovato le promesse fatte nel giorno dell’ordinazione sacerdotale e ha ricevuto da parte del vicario Monsignor Elli alcuni oggetti simbolici: le chiavi della chiesa, quelle del tabernacolo, la stola viola che il sacerdote indossa per confessare e l’aspersorio. E poi ancora l’evangeliario, gli oli santi.
Il rito d’ingresso si è concluso con un abbraccio affettuoso e caloroso tra monsignor Elli e don Virginio, accompagnato da un caloroso applauso da parte dei fedeli che hanno affollato la chiesa di sant’Eustorgio, gremita anche di tanti giovani provenienti dalla parrocchia Santo Stefano di Rosate, dove don Vergani ha prestato servizio fino alla fine di agosto.
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Don Virginio parroco da 32 anni
Don Vergani, ricordiamo, nacque a Milano il 26 dicembre del 1964 e venne ordinato sacerdote nel 1992 da cardinal Carlo Maria Martini. Ha svolto attività di vicario parrocchiale in tante città, molte nel lecchese: Vittuone, Dervio, Tremenico, Sueglio, Primaluna, Taceno. Poi anche a Milano e Cairate. Nel 2009 fino al mese di agosto è stato parroco di Rosate.
Tornando alla celebrazione il momento più emozionante è stato quello che i presenti hanno vissuto al temine della celebrazione, quando due giovani della comunità di Rosate sono saliti sull’altare per un saluto al loro amato parroco.
"Dopo due giorni ero chiuso fuori di casa"
Prima della benedizione finale lo stesso don Virginio è ritornato all’ambone per salutare la comunità arcorese (in prima fila c'era il vicesindaco Lorenzo Belotti accompagnato dai consiglieri comunali Nuccia Corsaro e Pierluigi Perego), raccontando, in maniera scherzosa, tre aneddoti che gli sono capitati in queste poche settimane di permanenza in città e che, per sua stessa ammissione, lo guideranno in questo suo ministero.
"Ringrazio Arcore per tutti i "buongiorno" che ho ricevuto in questi giorni, mi sento già accolto e benvoluto e vi rivolgo la mia gratitudine - ha sottolineato il parroco - Appena arrivato mi dissero: "Don Virginio mi raccomando se si chiude fuori dalla casa parrocchiale e non ha le chiavi non può più entrare perchè non c’è una maniglia esterna”. Il secondo giorno le chiavi erano in casa e io fuori. Questo per dire che nessuno è perfetto se non Dio. Sbaglierò tante volte, tutti sbagliano. E allora guardiamoci con benevolenza quando le cose non vanno secondo il nostro pensiero".
"Ciao fra, ciao bro" con i piccoli delle Dorotee e la predica "breve"
"Il secondo aneddoto - ha proseguito il sacerdote - Qualche giorno dopo una signora, al termine della messa, mi corse incontro e mi disse che avevo fatto una bellissima predica. Le chiesi se aveva compreso appieno il contenuto ma ella mi rispose: “Era proprio breve”. Va bene anche questo ma a ma piacerebbe che non guardassimo solo la copertina del libro che stiamo scrivendo insieme ma che la riempissimo di contenuti. Infine, qualche giorno fa, ho visto un gruppo di piccoli della scuola primaria delle Dorotee mentre entrava in chiesa per la preghiera di inizio anno. Mi sono avvicinato a loro per salutarli e per battere loro il “cinque” con la mano, come si fa tra i giovani. I bambini più piccoli mi guardavano stralunati, chiedendosi cosa volessi da loro. Invece quelli più grandicelli di quinta elementare si sono avvicinati dicendomi: “Ciao Frà, ciao bro” che sarebbe per ciao fratello in italiano e in inglese. Ecco mi piacerebbe che ci salutassimo davvero come fratelli e non come rivali. I piccoli hanno uno sguardo lungimirante. Don Giandomenico nel salutare la comunità ha usato simbolicamente l’immagine degli scatoloni pieni di ricordi. A me, invece, piace quella del treno. Sento di essere salito su un convoglio, quello della comunità pastorale di Arcore, con tante carrozze: c’è quella di Arcore, appunto, quella di Rosate, quella di Molteno... La metà la conosciamo, è il regno di Dio. Ci auguriamo un buon viaggio nel tempo che ci verrà dato".