Nell'ospedale di Lissone

Casa di comunità: mancano medici di base e molti servizi ancora da attivare

L'ex sindaco Monguzzi ha fatto il punto sulla situazione della struttura sanitaria attivata nel nosocomio di via Bernasconi

Casa di comunità: mancano medici di base e molti servizi ancora da attivare
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La Casa di comunità di Lissone è stata inaugurata ormai mesi fa, ma molti i servizi ancora da attivare per renderla pienamente operativa.

La Casa di comunità: una "cenerentola"

Doveva essere un ospedale, ma un «vero» ospedale non lo è mai stato. Il riscatto sarebbe potuto arrivare con l’istituzione di un Ospedale di comunità ma anche questa, purtroppo, non c’è mai stata.

E ora, a distanza di mesi dall’apertura della nuova Casa di comunità nel nosocomio di via Bernasconi è la politica ad interrogarsi sul futuro della struttura e l’ampliamento dei servizi e dell’offerta per i pazienti, lissonesi e non solo.

Il potenziale c’è e i servizi, almeno sulla carta, non mancano. Solo che però siamo ben lontani a livello di strategia regionale da una piena attivazione di questo sistema di sanità territoriale.

A parlare è stato l’ex sindaco Concetta Monguzzi che, negli anni scorsi, si era battuta senza esclusione di colpi per il potenziamento dell’offerta sanitaria in città.

Mancano medici di base

L'ex primo cittadino, oggi consigliere comunale e provinciale di opposizione, ha analizzato la situazione della sanità in città.

A Lissone abbiamo un problema che è sotto gli occhi di tutti: la carenza di medici di base - ha sottolineato - Sono quattro i cosiddetti “ambiti carenti”, ovvero all’appello mancherebbero quattro medici di base per il pieno soddisfacimento delle prese in carico da parte di circa 700 pazienti rimasti senza dottore.

Ed è stata proprio la Casa di comunità di via Bernasconi, ospitata nell’ospedale insieme agli Istituti Maugeri (privato convenzionato) e al poliambulatorio dell’Asst Brianza, a tamponare questo disagio diffuso fino a qualche settimana fa.

Dopo che gli ultimi medici pensionati e volontari dell’ambulatorio temporaneo hanno concluso il servizio concesso, ora è stato assegnato alla nostra Casa di comunità un medico corsista per farsi carico dei tantissimi pazienti rimasti senza medico. Serve sicuramente una maggiore integrazione sociale, analizzando tutte le risorse che abbiamo sul territorio.

Ha aggiunto Concetta Monguzzi.

Collante tra realtà già attive

Il concetto che sta alla base dell’attivazione della Casa di comunità dovrebbe essere legato proprio al servizio di «collante» tra le realtà che già si occupano di sociale e assistenza in città.

Una Casa di comunità dovrebbe creare le occasioni di integrazione ad esempio con l’Auser che si occupa di accompagnare gli anziani nelle strutture ospedaliere, o agli Amici di Lollo che si occupano dei trasporti dei bambini che hanno necessità nelle strutture pediatriche o anche Una vita in rosa, l’Alzheimer cafè o la Fondazione Stefania. Come consigliere provinciale sto seguendo da vicino l’ambito sanitario perchè l’attenzione ai bisogni di pazienti e fasce deboli deve essere centrale.

I servizi attivi sono comunque servizi che erano già attivi in via Bernasconi. Basti pensare al Centro unificato di prenotazione agli sportelli del piano terra o al punto prelievi e al laboratorio analisi.

Quale futuro per la struttura?

Nell’ospedale di Lissone era già attivo - e a più riprese potenziato - il reparto di Neuropsichiatria infantile (la Uonpia) che sarà integrata, nei progetti, al nuovo polo della famiglia di via Don Minzoni. Nel nosocomio sono attivi anche gli infermieri di famiglia e di comunità, l’ufficio scelta e revoca e i servizi per la promozione del benessere psicologico.

La nuova Casa della comunità ha visto anche aggiungersi il nuovo punto unico di accesso, che ha l’obiettivo di analizzare le necessità dei pazienti in entrata e nuovi ambulatori specialistici in aggiunta al poliambulatorio garantito dall’Asst Brianza. Manca però il coordinamento e l’integrazione dei medici di medicina generale del territorio con il resto del personale presente nella struttura e con gli specialisti, difatti si tratta ancora di un progetto in divenire prima dell’effettivo raggiungimento degli standard. Dobbiamo fare ancora molto, per questo abbiamo promosso una mozione condivisa anche dalla maggioranza per chiedere a sindaco e Giunta di avviare un processo di analisi e di valorizzazione per garantire un efficace funzionamento della nostra Casa di comunità.

Ha concluso l'ex sindaco Monguzzi.

Le parole del sindaco

Anche il sindaco Laura Borella è intervenuta sul tema, durante la discussione di una mozione ad hoc proprio sulla Casa di comunità.

Il progetto della Casa di comunità è un progetto ambizioso per tanti aspetti e si pone nell’ottica della prossimità che si richiede dai nostri territori - ha sottolineato il sindaco Laura Borella in Consiglio comunale - La Casa di comunità dovrebbe occuparsi a 360 gradi della presa in carico dei pazienti.

L’obiettivo è proprio quello di fare rete per garantire i servizi ai cittadini.

La maggior parte dei servizi socio-sanitario dovrebbero trovare spazio in questa struttura. Il passaggio essenziale è il contatto tra medici di medicina generale e specialisti, e questo su Lissone c’è stato. E’ ovvio che ci vorrà del tempo per arrivare a pieno regime.

Poi c’è il discorso della collaborazione con le tante realtà legate al terzo settore attive in città: «E’ un aspetto fondamentale, la sinergia è davvero importante. Il Progetto Mataxa è già stato trasferito nella nostra Casa di comunità. La volontà è quello di realizzare un tavolo per coinvolgere quanti più attori possibili».

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