Vandali, contestazioni e... reperti: la settimana difficile del cantiere di Pedemontana
Quella che si sta per concludere è stata una settimana di fuoco, quasi da dimenticare per il cantiere di Pedemontana nei boschi di Bernate, ad Arcore. Tra gli episodi da segnalare: una attivista ha fermato le ruspe, gli ambientalisti hanno organizzato una camminata al cantiere, vandali hanno rotto il finestrino di un escavatore e, infine, il ritrovamento di reperti archeologici
Una settimana di fuoco, quasi da dimenticare per il cantiere di Pedemontana nei boschi di Bernate, ad Arcore.
Ruspa vandalizzata
Il primo episodio, da condannare senza se e senza ma, è accaduto nella tarda serata di giovedì 20 febbraio in via Giotto, ad Arcore, dove ignoti hanno vandalizzato una ruspa del cantiere che si trovava parcheggiata a poche centinaia di metri dalle abitazioni.
Con il favore delle tenebre i malviventi hanno prima rotto un finestrino del mezzo e successivamente lo hanno imbrattato con delle scritte. Il fatto è stato scoperto venerdì mattina dagli operai del cantiere ed è stato prontamente denunciato ai carabinieri di Arcore che stanno indagando per risalire ai colpevoli.
Reperti archeologici o ritrovamenti di poco valore?
Il secondo episodio, invece, molto più curioso, è avvenuto ieri, venerdì, in via San Giacomo (una traversa di via Fumagalli), sempre nel cuore della frazione di Bernate.
A distanza di un centinaio di metri dalle abitazioni, sui terreni oggetto di scavi da parte delle ruspe, sono stati ritrovati dei reperti archeologici. Un ritrovamento che ha immediatamente fermato i lavori dei mezzi meccanici per permettere ai funzionari della Soprintendenza di effettuare un sopralluogo sull'area per capire se effettivamente siano reperti di grande valore o meno.
I funzionari della soprintendenza sono stati sul cantiere per parecchie ore per analizzare i ritrovamenti, come confermato dai residenti della zona.
La camminata di giovedì
Invece giovedì pomeriggio, dicevamo, è stata organizzata una camminata tra i boschi di Bernate, ad Arcore, per "ammirare" quel che rimane del piccolo polmone verde che tra qualche mese vedrà il passaggio di Pedemontana. Un oasi di verde e di pace che asfalto e cemento ben presto si mangeranno per far posto all'autostrada tanto contestata.
Una passeggiata tra rovi e fango che si è conclusa direttamente sulla rete arancione che delimita il cantiere della futura autostrada. Lì c'erano anche i carabinieri di Arcore che monitoravano la situazione.
“Le ruspe sono arrivate lunedì scorso, i lavori stanno avanzando a ritmo impressionante, il disboscamento è rapido e stiamo perdendo un patrimonio inestimabile. Ci saranno conseguenze idrogeologiche, e i danni si vedranno non solo nel bosco di Bernate, ma anche a monte - ha raccontato Filippo Sala di Legambiente - In pochi giorni hanno già abbattuto circa una cinquantina di alberi, alcuni dei quali molto vecchi, di almeno 70 anni. Stanno procedendo velocemente".
Alla passeggiata hanno partecipato oltre una decina di persone, tra cui non solo esponenti delle associazioni ambientaliste, ma anche politici come Sarah Brizzolara, consigliera comunale di Monza per il Pd, e Francesco Racioppi, consigliere comunale di Monza della lista civica LabMonza.
Una attivista ha fermato le ruspe
In realtà il primo incidente di percorso del cantiere è avvenuto martedì scorso quando una attivita di Monza, Rossana Currà, si è piazzata davanti alle ruspe rendendo così impossibile per il manovratore continuare a lavorare. L’operatore, dopo essersi consultato con i propri responsabili che non si sono presentati sul posto, ha abbandonato il cantiere.
La donna è andata incontro alla ruspa gridando "basta", senza fare altro che restare al centro dell’area di cantiere.
La posizione di Roberto Sala
Sui fatti accaduti in settimana non è mancata la posizione assunta da Roberto Sala, leader degli ambientalisti arcoresi, che ha duramente condannato gli atti di vandalismo contro l'escavatore.
"Pedemontana nelle tratte B2 e C c'è - ha dichiarato Roberto Sala - È certo, nella misura in cui le umane cose sono certe, che avanzerà devastando il territorio. È da idioti pensare di arrestarla, od addirittura cancellarla, trasformando l'opposizione in una questione di ordine pubblico. Talmente da idioti che è persino superfluo perder tempo nella liturgia della condanna dei gesti.
Pedemontana c'è perché è stata voluta dalla politica di destra, ma anche di sinistra. È solo la politica a poterla fermare, ma non credo che avverrà. La guerra si è realisticamente persa quando il centrodestra ha rivinto le elezioni regionali e quando l'Amministrazione Comunale di Lesmo, abbandonata dai pavidi oppositori politici ed istituzionali e da quella parte del movimento che pensa solo al giardino di casa propria, ha visto respinto il ricorso al TAR. Anche le opposizioni ad aspetti parziali dell'opera, come i pedaggi, lasceranno il tempo che trovano, perché, per avere successo, necessitano di un ribaltamento totale della logica politica con cui si sceglie di realizzare autostrade e di gestirle. Si può credere nel valore della lotta in sé, si può ritenere che il gesto simbolico possa comunque produrre effetti, sedimentando una coscienza che sarà utile nel futuro, però la rottura dei vetri di una ruspa ha poco a che vedere con questo. In democrazia gli amici delle ruspe ed i politici prezzolati dal business dell'asfalto e del cemento, si possono battere solo mandandoli a casa con le elezioni. Non mi pare esistano le condizioni per farlo aprendo una fase rivoluzionaria. Concludendo, ritengo che il movimento ambientalista in questo momento si debba occupare di compensazioni, di bonifica, di cantieristica e di viabilità locale, interliquendi con le Amministrazioni Comunali. La lotta deve continuare per impedire la tratta D breve ma non deve essere una lotta per difendere il giardino di casa propria, ma che deve saper anche indicare come non far finire un'autostrada nei boschi di Bernate".